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Cornone del Blumone (Adamello)

Premessa

·       Tutte le relazioni riportano solo i chiodi lasciati in via (che, in linea di massima corrispondono ai chiodi effettivamente utilizzati durante la prima ascensione).

·       Su tutti i tracciati, è possibile proteggersi, o incrementare la protezione esistente, con friends e nut (soprattutto friend di tutte le misure, anche le più grandi); le soste, dove non chiodate, possono facilmente effettuarsi su ancoraggi naturali (massi).

·       Nelle relazioni le difficoltà (in scala UIAA) sono da intendersi obbligatorie (da superarsi in libera) se non espressamente indicate in forma libera/artificiale (esempio, VII/A0); è comunque possibile la progressione artificiale provvedendo alla relativa infissione degli ancoraggi (chiodi, nut o friend).

·       La chiodatura è di tipo tradizionale con chiodi da granito.

·       Tutte le vie sono già state ripetute almeno una volta.

·       Sono possibili diverse varianti, alcune già percorse nel corso delle ripetizioni e indicate nelle relazioni.

·       S’intende provvedere ad una pulizia delle vie del Dosso Sud (si è notato un sensibile e fastidioso aumento di pietre e massi instabili, probabile conseguenza degli ultimi inverni).

·       Analogamente si procederà alla revisione della chiodatura su tutti i tracciati e, qualora necessario, ad una sua eventuale integrazione.

Settore dei Pilastri Rossi

Sicuramente il settore più frequentato e, pertanto, conosciuto. Per chi non conosca la zona, è la parte sinistra dell’esteso versante occidentale del Cornone, quella che adduce direttamente alla vetta Nord del Cornone (la più bassa).

Questo settore è costituito da due distinti risalti separati da un’ampia terrazza detritica, il primo di questi (quello alla base) è caratterizzato dalla presenza di grossi pilastri rossi (da cui il nome della prima via aperta in questo settore e il nome stesso del settore).

Avvicinamento

L’avvicinamento a questo settore può essere effettuato seguendo due itinerari:

1.     dal rifugio Tita Secchi, scendere nella conca antistante il Cornone puntando ad una evidente piccola costruzione in muratura; dalla costruzione, in obliquo verso sinistra, prendere la morena e risalirla direttamente, cercando di evitarne le zone meno stabili (quelle di ghiaia e piccoli sassi) sebbene presentino evidenti tracce di passaggio;

2.     (meno diretto ma anche decisamente meno faticoso) dal rifugio seguire il sentiero per il Passo del Blumone (n° 1 o Alta via dell’Adamello), dopo alcuni tornanti, quando il sentiero si porta decisamente a Nord del Cornone, abbandonarlo e risalire obliquamente verso destra o  direttamente (a seconda del punto in cui si abbandona il sentiero) il pendio erboso frammisto a piccoli risalti rocciosi e depositi di grossi massi; raggiunta la base delle pareti, seguirla verso destra fino all’attacco della via desiderata. 

“Vai via”

30/07/1989 - Emanuele Cinelli, Gabriele Filippini, Luigi Molinari

disl. 200m, impegno complessivo D-, difficoltà massima V+, parzialmente chiodata, portare nut e friend

Linea di salita.

Supera il primo risalto dei Pilastri Rossi, mantenendosi sul suo lato destro (fronte alla parete), poco sopra la foce dell’evidente canale occidentale (it. 170i della “Guida dei Monti d’Italia - Adamello Vol. I” edita dal CAI-TCI).

 

Attacco.

Alla fine delle rampe rocciose che fanno da zoccolo al tratto centrale del risalto, oltre lo spigolo di un canale, dove la parete riprende a farsi verticale, una decina di metri a sinistra della verticale calata da una lama rossastra, in un breve diedro fessurato non molto pronunciato (chiodo a V di sosta alla base del diedro).

Dal lato opposto del canale, all’incirca alla stessa altezza, attacca la via Maffei allo spigolo Ovest (it. 170l della “Guida dei Monti d’Italia - Adamello Vol. I”).

Relazione.

1.     Risalire il diedrino per intero (IV, 1p. V+, 1 ch.), proseguire con ascesa obliqua verso destra superando un muretto verticale con larga fessura tra lo stesso e la parete principale (IV+); dalla base di un diedrino (ch.) traversare verso destra  (III) portandosi sulla parete a destra di una larga fessura (la lama indicata come riferimento per l’attacco), risalirla interamente (IV-) giungendo ad un piccolo terrazzino (ch. in uscita); in obliquo a sinistra superare una piccola pancia (IV), poi verticalmente per risalti (III) a prendere un evidente diedro chiuso da un tetto; salire per detto diedro fin sotto il tetto (III, 1 ch.), quindi a sinistra seguendo una larga fessura da incastro (III+), uscendo (IV+) sullo spigolo di un largo canale parzialmente erboso. 50m.

2.     Per il canale (II) portarsi alla base di un evidente camino che si risale interamente (IV, III+), poi per muretti alternati a cengie erbose (intersecando la via “Sibili dal silenzio” di cui si nota la prima sosta)  fino ad un grosso masso (II). 50m.

3.     Salire direttamente per la sovrastante parete (diedrini, muretti e qualche zolla erbosa, III con pass.i di IV) in direzione di un piccolo tetto triangolare (tratto in comune con la via “Sibili dal silenzio”); raggiunto il tetto (IV+), uscire a destra (III+) su una largo terrazzo erboso. 50m.

4.     Entrandovi da sinistra, per brevi muretti leggermente strapiombanti (IV-), risalire quasi completamente un bel diedro rossastro (IV e V), poi uscire a destra per una fessura strapiombante ma con grosse prese (IV+) e raggiungere la terrazza sommitale (I). 40m.

Discesa.

Dall’uscita della via:

1.     a sinistra per sfasciumi in direzione d’una crestina formata da grossi massi sormontati e piccoli risalti rocciosi. Raggiunta la cresta, oltrepassarla e procedere verso Nord in leggera discesa su terreno detritico, in breve si giunge in vista del sentiero del Passo Blumone che si raggiunge velocemente; per questo al rifugio;

2.     a destra seguendo in discesa una larga cengia che porta nel canalone occidentale, per il quale rapidamente alla base della parete (il canalone può essere pieno di neve gelata e percorribile solo con calzature pesanti, controllare prima d’iniziare la salita).

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Settore del Dosso Sud

Clicca un nome per leggere la relazione

Osservando il Cornone del Blumone dalla terrazza del Rifugio Tita Secchi, è visibile all’estrema destra (Sud) un rilievo arrotondato, sensibilmente più basso della vetta principale ma dalla stessa ben distaccato e distinto.

Su di esso arriva, dal versante meridionale (quello verso il Rif. Nikolajewka), la via Padre Marcolini, aperta nel 1979 da Italo Bazzani e Luciano Silvieri, che peraltro procedettero fino alla vetta del Cornone. Mancano, invece, notizie di ascensioni sugli altri versanti (anche se nel canale di discesa abbiamo trovato due calate in doppia attrezzate con vecchi chiodi, uno per calata).

Il versante NordOvest del Dosso è stato preso in considerazione come obiettivo autonomo nel settembre 1990 da Emanuele Cinelli e Gabriele Filippini. Alla prima esplorazione fanno seguito altre visite dello stesso Cinelli, prima con Signaroli poi con Molinari, venendosi così a creare cinque itinerari di salita abbraccianti quasi l’intero arco delle difficoltà tecniche (mancano una via veramente facile e tracciati al massimo delle attuali difficoltà di arrampicata sportiva).

Su questo rilievo dovrebbe inoltre arrivare la via “Rifugio Tita Secchi”, aperta nel 1994 da Tiberio Quecchia e Dario Ballerini sull’esteso e complesso versante di Laione (Sud).

Avvicinamento

L’avvicinamento al versante NordOvest avviene dal Rifugio Tita Secchi scendendo nella conca antistante le pareti del Cornone; da questa, oltrepassata l’evidente piccola costruzione in muratura, si prende la vasta morena alla base delle pareti e, in leggera salita, la si traversa completamente oltrepassando la foce del grande canale sottostante la vetta principale (percorso dalla via normale da Ovest, it. 170p della “Guida dei Monti d’Italia - Adamello Vol. I”); a questo punto, si continua orizzontalmente e, sempre per morena, si perviene alla base del Dosso Sud; seguendola verso destra si raggiungono i diversi attacchi.

Struttura della parete

Al fine di definire dei parametri che serviranno da riferimento nelle relazioni, analizziamo la struttura del versante NordOvest del Dosso Sud, partendo dalla sommità e supponendo l’osservatore sulla morena sottostante la parete Ovest del Cornone di Blumone (dal rifugio, sovrapponendosi parte del versante sud, la visione è in parte diversa e alcuni parametri non risultano pienamente o facilmente osservabili; d’altra parte alcuni parametri meglio si vedono dal rifugio e vengono in tal senso opportunamente segnalati).

Innanzitutto possiamo individuare sei zone (iniziando dal basso):

1.     la larga placconata di base, una V orizzontale con il vertice sulla destra;

2.     lo spallone di destra, in realtà un’avancorpo che sorregge la parte terminale sinistra della morena del versante sud;

3.     la pala centrale, delimitata sulla destra da uno spettacolare spigolo verticale e sulla sinistra da un largo canale;

4.     la parete di destra, più rotta e meno attraente;

5.     la piramide di vetta, che sormonta la parete di destra;

6.     il canale di discesa, all’estrema sinistra della parete (ben evidente dal rifugio, soltanto intuibile dal punto di osservazione presupposto).

Più o meno chiaramente si distinguono anche le vie di fuga e precisamente (sempre iniziando dal basso):

·       una rampa canale che sale da destra verso sinistra e separa le placche di base dal resto della parete (ben visibile dal rifugio, meno dal punto di osservazione supposto); nelle relazione è detta la rampa-canale;

·       due cenge pressoché orizzontali che tagliano, ad altezze diverse, la parete per la sua intera larghezza (dallo spigolo di destra ai canali di discesa a sinistra); nelle relazione sono indicate come la cengia inferiore e la cengia mediana;

·       una cengia orizzontale pochi metri sotto la vetta (questa cengia gira tutt’intorno alla vetta, isolandola in un piccolo rilievo piramidale); nelle relazione è detta la cengia sommitale.

Discesa (comune a tutte le vie di seguito relazionate)

Dalla vetta del dosso scendere in direzione est fin sulla cengia sommitale; seguire verso sinistra la cengia fino a dei grossi massi, superarli poi obliquare a destra scendendo verso il canale di discesa. Non entrare direttamente nel canale ma procedere in quota sulla sua destra fino a prendere una zona più percorribile, per la quale si rientra nel fondo del canale. Con spostamenti ora a destra ora a sinistra (onde evitare le zone maggiormente instabili), scendere per il canale; ad un primo slargo portarsi sulla sommità di un risalto per scendere a destra in uno stretto caminetto sul lato destro del canale. Continuare scendendo principalmente sulla destra del canale; un salto si supera per il camino di sinistra, per poi riportarsi verso destra. Quando il canale è interrotto da un successivo salto (apparentemente ostico), spostarsi all’estrema destra per calarsi (I) su un terrazzino inclinato con  vecchio chiodo di calata. Dal terrazzino, faccia a monte, spostarsi a destra (I) e scendere (II) su un altro terrazzino; spostandosi ora a sinistra (I), sempre faccia a monte, si prende un caminetto che permette di superare il breve salto senza particolari difficoltà (5m III-). Proseguire per il fondo detritico del canale; approssimandosi ad un successivo risalto spostarsi sul lato sinistro per prendere una fessura che consente di scendere in arrampicata (15m, II). Ora continuare per il canale che tende a restringersi e senza altre particolari difficoltà si sbucca sulla morena alla base della parete.

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“Tant per rider”

02/09/1990 - Emanuele Cinelli, Gabriele Filippini

disl. 250m, impegno complessivo AD+, difficoltà massima V, non chiodata, portare nut e friend

Linea di salita.Tant_per_rider_tracciato.jpg (289848 byte)

Il canale che separa la parete di destra dalla pala centrale, con le sue prosecuzioni teoriche verso il basso e verso l’alto.

Attacco.

Sulla verticale del canale, appena a destra dello spigolo che delimita sulla destra un largo e profondo camino.

Relazione.

1.     Salire per placca (III) tenendosi a destra in direzione di un evidente diedro strapiombante che si supera direttamente (IV) uscendone a destra, per successivi diedrini e fessure (III) raggiungere la rampa-canale. 50m.
Variante 1 - Pervenuti alla base del diedro strapiombante, traversare a sinistra (III) fin quasi allo spigolo e risalire lungo di esso prima superando un breve muretto verticale (III+), poi una placca appoggiata (III) che porta ad un piccolo strapiombo (IV), superato il quale si continua per diedrini un poco sporchi d'erba (III) fino ad un terrazzo erboso; piegando a destra si sale in obliquo per erbe e roccette (I) fino alla rampa-canale.
Variante 2 - E' possibile tenersi a sinistra in prossimità dello spigolo (III) puntando ad un diedro verticale con zolle erbose che si supera direttamente (V-); un successivo diedro si supera tenendosi sulla sua faccia sinistra uscendo sullo spigolo (V-); traversando obliquamente verso destra (III+) si superano alcune paretine (III+) pervenendo alla rampa-canale un poco più a monte dell’uscita originale. 55m.

2.     Prendere il camino che costituisce la parte iniziale del canale che indica la direttiva della salita e superarlo per intero superando direttamente i due massi in esso incastrati. 35m, III poi IV con passi di V.
Variante - Raggiunto il primo masso incastrato uscire a sinistra e salire per le placche (III) poco discosto dal camino. Arrivati all'altezza del secondo masso incastrato superare direttamente il breve muretto strapiombante (V-) oppure spostarsi qualche metro a sinistra (III) e salire per rocce un poco più rotte (IV).

3.     Proseguire per il canale (II) e superare un bel diedrino (III) che adduce alla cengia inferiore da risalire interamente. 40m.

4.     Sempre per il canale superando (IV+) due brevi muretti strapiombanti sul lato sinistro dello stesso; per successive paretine e caminetti (III+) sulla sinistra del canale raggiungere la cengia mediana. 50m.
Variante - Nella parte centrale del tiro ci si può anche tenere sulla destra per risalire un bellissimo diedro appoggiato e fessurato (III)

5.     Poco a destra della sosta si supera (V) una breve e liscia placca verticale che immette in una larga fessura; per questa (IV) ad un magnifico diedro a falce che si risale per intero (IV+) pervenendo al canale che delimita a sinistra la placconata sottostante il diedro. Salire per la parte superiore di detto canale (III+) fino alla forcella sulla cresta sommitale. 45m.

6.     Dalla forcella andare a sinistra (spalle al diedro appena salito) riportandosi sul versante ovest; appena a sinistra del filo di cresta superare una paretina (IV) ed il successivo diedro rosso verticale (IV+); per rocce rotte e alcune piccole paretine (III) alla cengia sommitale. 45m.

7.     Per piccoli diedrini (III) alla sommità. 15m.

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“Ombra e sole”

30/09/1990 - Emanuele Cinelli, Paolo Signaroli

disl. 250m, impegno complessivo TD-, difficoltà massima VI-, poco chiodata, portare chiodi, nut e friend

Linea di salita.

Appena a destra del canale che separa la parete di destra dalla pala centrale, con le sue prosecuzioni teoriche verso il basso e verso l’alto.

Attacco.

Sulla verticale del canale, un paio di metri a destra dello spigolo che delimita sulla destra un largo e profondo camino.

Relazione.

1.     Salire per un diedrino inizialmente appoggiato e fessurato (III) e uscirne a destra superandone un tratto strapiombante (IV+); procedere per diedrini e zolle erbose (IV e V) fino alla rampa-canale. 50m.

2.     Risalire verso sinistra lungo la rampa-canale e prendere, a destra, il canale; risalire il canale sul suo lato destro per alcuni metri (III), poi obliquare a destra (IV) a prendere un diedro verticale che porta (V+) alla sommità di un pilastro sormontato da un’ampia placconata. 45m. 2 ch. di sosta.

3.     Risalire al centro la placconata (V) puntando ad un diedrino che muore sotto un piccolo ma largo tetto a lama; superare il diedrino (V+) e traversare ( a destra) sotto il tetto (V+); seguendo il bordo del tetto (V), uscire sullo spigolo di destra della placconata e per diedrini (III) raggiungere la cengia inferiore. 50m.

4.     Risalire la cengia puntando ad una fessura che delimita sulla destra la parete posta a destra del canale; seguire la fessura per metà altezza (V), traversare a destra 5 metri (VI-, 2 ch.), poi dritti (V+) ristabilendosi su un piccolo terrazzino. 30m.

5.     Dal terrazzino traversare a sinistra fin sullo spigolo (V-), per questo (IV) ad una prima terrazza che si traversa verso destra; per una serie di muretti verticali alternati a terrazzi più o meno erbosi (V con passi di V+), raggiungere la cengia mediana. 50m.

6.     Spostandosi alcuni metri a destra, prendere il filo di cresta e seguirlo sul lato destro (III-); alla base di un torrioncino, aggirarlo orizzontalmente sulla destra (II), pervenendo ad una forcella sul filo di cresta. 55m.

7.     Dalla forcella a sinistra (spalle al diedro appena salito) riportandosi sul versante ovest; appena a sinistra del filo di cresta superare una paretina (IV) ed il successivo diedro rosso verticale (IV+), dal quale si esce a sinistra (V- o IV a seconda dell’altezza di uscita); per rocce rotte e alcune piccole paretine (III) alla cengia sommitale. 45m.

8.     Per piccoli diedrini (III) alla sommità. 15m.

Varianti

1.     Dalla prima sosta traversare orizzontalmente (o scendere) la rampa-canale e portarsi sul lato destro del sovrastante pilastro; salire un diedro verticale (V) che porta al terrazzo della seconda sosta.

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“Granita per due”

22/08/1992 - Emanuele Cinelli, Luigi Molinari

disl. 250m, impegno complessivo TD-, difficoltà massima VI, poco chiodata, portare nut e friend

Linea di salita.

Al centro della larga pala centrale.

Attacco.

Alla base di una larga fessura che solca per intero le placche basali, dove la parete più si abbassa nella pietraia.

Relazione.

1.     Salire sulla sinistra della fessura per diedrino fessurato (IV); tenendosi il più possibile sulle rocce della placca iniziale, onde evitare i terrazzini erbosi, raggiungere (IV) una fessura strapiombante formata da un pilastrino staccato; salire per la fessura (V) ed uscire a sinistra su lisce placche inclinate, per le quali (IV) alla rampa-canale ingombra di grossi massi. 50m.

2.     Attraversare orizzontalmente la rampa-canale, superare un breve risalto verticale (III) e aggirare, con traverso a destra (II), il sovrastante pilastro (percorso dalla via “Ombra e sole”); risalire un diedro appoggiato (IV), poi obliquare a sinistra in direzione di un camino verticale (III e IV). 50m.

3.     Risalire completamente il camino (IV e V); per diedro fessurato (V-) uscire sulla larga cengia inferiore che si risale (I) obliquando leggermente a destra, in direzione di un diedro strapiombante al centro della parete sovrastante. 50m. 1 ch. di sosta.

4.     Superare il diedro (IV+), un successivo diedro (IV) porta a delle placche inclinate che si risalgono brevemente sul lato destro (III), per poi obliquare a destra (III+, IV-) in direzione di un evidente diedro nero; si risale detto diedro (VI, 2 ch., il secondo chiodo è stato aggiunto durante una ripetizione e consente di superare in A0 i metri centrali e più difficili del diedro, resta comunque obbligatorio un breve tratto di VI) e per il successivo (VI-, V, IV) si perviene ad una terrazza alla base di una larga placconata. 50m.

5.     Salire interamente la placca sulla verticale della sosta ( funghi e vaschette, IV+, scarse possibilità di assicurazione), evitando di deviare nelle fessure gradinate di sinistra. 40m. Sosta sulla cengia mediana.

6.     Spostandosi a destra, prendere il filo di cresta e seguirlo sul lato destro (III-); alla base di un torrioncino, aggirarlo orizzontalmente sulla destra (II), pervenendo ad una forcella sul filo di cresta. 55m.

7.     Dalla forcella a sinistra (spalle al diedro appena salito) riportandosi sul versante ovest; appena a sinistra del filo di cresta superare una paretina (IV) ed il successivo diedro rosso verticale (IV+), dal quale si esce a sinistra (V- o IV a seconda dell’altezza di uscita); per rocce rotte e alcune piccole paretine (III) alla cengia sommitale. 45m.

8.     Per piccoli diedrini (III) alla sommità. 15m.

Varianti

1.     Al quinto tiro salire con andamento leggermente obliquo a sinistra (III) fino a prendere una fessura per la quale (III+, passi di IV+) alla cengia superiore. Percorso più facile e proteggibile ma meno esaltante, utile soprattutto quale via di fuga dalla presente via e dalla via “Ferragosto” che sosta dall’altro lato della terrazza.

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“Viva le mogli”

06/09/1992 - Emanuele Cinelli, Luigi Molinari

disl. 250m, impegno complessivo TD-, difficoltà massima V+, non chiodata, portare nut e friend

Linea di salita.

Inizialmente segue lo spigolo dell’avancorpo di destra, poi si mantiene in prossimità dello spigolo verticale a destra della pala centrale; dalla cengia inferiore traversa obliquamente a sinistra per portarsi sul lato sinistro della pala centrale.

Attacco.

Sul versante sud del dosso, alla base della prima evidente fessura, pochi metri oltre lo spigolo sudovest dell’avancorpo.

Relazione.

1.     Risalire la fessura (IV+) e il camino che ne costituisce la continuazione (III); dove questo adduce ad un canale parzialmente erboso, traversare a sinistra (III) e, superato un breve muretto strapiombante (III+), raggiungere il filo dello spigolo; per questo (II poi I) ad una grande terrazza detritica. Sosta su grossi massi. 50m.

2.     Risalire la terrazza in direzione d’una placca verde e appoggiata, salire a sinistra del diedro da questa formato per diedrini (III), poi obliquare a destra portandosi sopra un pilastrino (IV); superare, sulla destra, una paretina leggermente strapiombante (III+) e per un canalino (II) raggiungere una cengia, alla base dello spigolo sudovest vero e proprio; per la cengia alcuni metri a sinistra alla base di un diedro chiuso da un piccolo tetto. 50m.

3.     Risalire il diedro (IV poi V) e superare direttamente il tetto che lo chiude (V); un piccolo diedrino formato da due costole porta (V+) in un nuovo diedro che si risale interamente (IV), uscendone a destra su un piccolo terrazzino (IV); superare la placca sovrastante tenendosi sul lato sinistro (V), poi un diedro molto chiuso (V+) porta alla cengia inferiore. 40m, sosta su massi.

4.     Seguire la cengia verso sinistra fino ad uno spigolo, sulla sua destra superare un breve muretto strapiombante (V+) e il successivo diedro (V+), pervenendo ad un terrazzino; incrociando la via “Granita per due”, salire direttamente una decina di metri per placche e diedrini (IV), infine traversare a sinistra (IV) verso una larga spaccatura al centro della parete. 45m.

5.     Salire la placca a sinistra della spaccatura (V), fin sul suo spigolo; da un terrazzino, tornare a destra (V) fin sulla verticale della spaccatura; per rocce rotte (IV) salire verticalmente, poi traversare a sinistra (IV+) a prendere un diedro verticale con grosse lame incastrate; superare interamente il diedro (V+) e, per rocce rotte (III), raggiungere la cengia mediana.

6.     Spostandosi a destra, prendere il filo di cresta e seguirlo sul lato destro (III-); alla base di un torrioncino, aggirarlo orizzontalmente sulla destra (II), pervenendo ad una forcella sul filo di cresta. 55m.

7.     Dalla forcella a sinistra (spalle al diedro appena salito) riportandosi sul versante ovest; appena a sinistra del filo di cresta superare una paretina (IV) ed il successivo diedro rosso verticale (IV+), dal quale si esce a sinistra (V- o IV a seconda dell’altezza di uscita); per rocce rotte e alcune piccole paretine (III) alla cengia sommitale. 45m.

8.     Per piccoli diedrini (III) alla sommità. 15m.

Varianti

1.     Al quinto tiro, dopo aver ripreso la verticale della spaccatura, tenere a destra verso un muretto leggermente strapiombante (III); superarlo direttamente usufruendo di una lama (IV+) e proseguire per placca (tratto in comune con la variante 1 della via "Granita per due") fino alla larga cengia mediana (III+, passi di IV+).

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“Ferragosto”

14/08/1993 - Emanuele Cinelli, Luigi Molinari

disl. 250m, impegno complessivo TD+, difficoltà massima VII-/A0 VI+obbl., chiodata, portare friend medi e grossi

Linea di salita.

Inizialmente al centro dell’avancorpo di destra, poi lungo lo spigolo destro della pala centrale.

Attacco.

Una decina di metri prima dello spigolo sudovest dell’avancorpo, alla base di un diedro liscio che diventa camino (chiodo a tre metri dalla base).

Relazione.

1.     Risalire interamente il diedro (primi metri di V+ poi V-, 1 ch.) e uscire a sinistra per placca inclinata (IV). Sostare sotto due grossi massi al termine della placca. 45m.

2.     Risalire la terrazza in direzione d’una placca verde fortemente appoggiata, superarla (II) e, sulla sinistra, superare un muretto strapiombante (III+) uscendone a sinistra su un pilastrino; superare il successivo pilastrino seguendo una lieve fessura a mezzaluna (V); per rocce rotte ad una cengia. Sostare sulla destra dello spigolo che sovrasta la cengia. 50m, 2 chiodi di sosta.

3.     Sul filo dello spigolo per un diedrino (VII-/A0, 1 ch.), sotto il tetto che lo chiude uscire a destra (VI+/A0, 1 ch.) su un piccolo terrazzo; continuare sulla verticale del diedro, prima superando una paretina verticale (V+, 1 ch.), poi per massi sovrapposti a formare una compatta parete strapiombante (V+), infine per un diedro nero molto aperto (VI+, 2 ch.) dal quale, all’altezza del secondo chiodo, si esce a sinistra con delicata traversata (VI) e altrettanto delicato ristabilimento sulle placche soprastanti (VI-); superare la placca (V) e la soprastante fessura (V+), pervenendo alla cengia inferiore. Sosta alla base del diedro appena a sinistra del filo dello spigolo, 2ch., 50m.

4.     Risalire interamente il diedro sulla verticale della sosta (attacco di VI poi VI+/AO, 4 ch.) uscendone a sinistra (VI+) su di un piccolo terrazzo; un breve diedro verticale (V) porta ad una placca appoggiata, per questa (VI-, 1 ch.) fino alla base di un pilastrino; salire il diedro formato dal pilastrino con la parete (V+), superare un piccolo tetto (V+, 1 ch.) e il successivo diedro (V), infine un caminetto stretto e verticale (V+) porta alla terrazza di sosta. 40m.

5.     Risalire la grande placca sovrastante tenendosi sul suo lato destro (IV+, 1 p. di V evitabile, 1 ch.), per due diedrini (IV) e una breve placca (V+) raggiungere la cengia mediana. 40m.

6.     Spostandosi a destra, prendere il filo di cresta e seguirlo sul lato destro (III-); alla base di un torrioncino, aggirarlo orizzontalmente sulla destra (II), pervenendo ad una forcella sul filo di cresta. 55m.

7.     Dalla forcella a sinistra (spalle al diedro appena salito) riportandosi sul versante ovest; appena a sinistra del filo di cresta superare una paretina (IV) ed il successivo diedro rosso verticale (IV+), dal quale si esce a sinistra (V- o IV a seconda dell’altezza di uscita); per rocce rotte e alcune piccole paretine (III) alla cengia sommitale. 45m.

8.     Per piccoli diedrini (III) alla sommità. 15m.

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Suggerimenti

1.     Una straordinaria combinazione è data da: primo tiro di “Granita per due”, variante al secondo tiro di “Ombra e sole”, terzo tiro di “Ombra e sole”, quarto tiro di “Granita per due”, ultimi tre tiri di “Tant per rider”; impegno complessivo della combinazione TD+, difficoltà massima VI.

2.     Al quarto tiro di “Ombra e sole” si potrebbe aprire una variante proseguendo per la fessura iniziale.

3.     Al quinto tiro di “Ombra e sole” si potrebbe aprire una breve variante evitando il traverso iniziale e salendo, invece, direttamente per il diedro strapiombante che sovrasta la sosta.

 

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